Gli interni del castello di Torre Alfina

Torre Alfina

Gli interni del castello di Torre Alfina

Una cronaca del ‘500 fa risalire la fondazione della prima torre detta “del Cassero” al VIII secolo, ma le prime testimonianze documentarie compaiono nel Duecento. Ed è in questo periodo che la storia del castello e del borgo si intreccia con quella dei Monaldeschi della Cervara. Proprio a Sforza Monaldeschi della Cervara, famoso uomo d’armi, si deve l’iniziativa di trasformare l’antica struttura fortificata in elegante residenza di campagna sul modello rinascimentale. Gli artefici ingaggiati erano gli stessi che lavoravano anche nella cattedrale di Orvieto: Ippolito Scalza per le opere di scultura e architettura e Cesare Nebbia e la sua bottega per la decorazione pittorica. 

I Monaldeschi conservarono la proprietà fino alla metà del XVII secolo, quando per via ereditaria passò alla famiglia Bourbon del Monte. Nel 1880 Guido Bourbon del Monte la vendette al banchiere di Anversa Edoardo Cahen, che avviò un restauro totale del palazzo affidando il progetto all’architetto senese Giuseppe Partini. Questi realizzò un’imponente struttura in stile neogotico rivestita in pietra grigia di Bagnoregio, occultando l’autentico aspetto medievale e le stratificazioni rinascimentali. Della dimora cinquecentesca dei Monaldeschi restano il prospetto del cortile interno e un’ala al primo piano che conserva un camino monumentale in pietra e un ciclo decorativo che celebra la casata. Il figlio di Edoardo Cahen, Teofilo Rodolfo, completò i lavori, commissionando la decorazione pittorica all’artista romano Pietro Ridolfi e i raffinati pannelli delle porte all’ebanista senese Tito Corsini. Nella rinnovata ed elegante residenza Rodolfo tornò a soggiornare fino alla promulgazione delle leggi razziali, quando fu costretto ad abbandonare definitivamente l’Italia. Diversi passaggi di proprietà segnano la storia successiva del castello.