La ceramica aquesiana: testimone inconsapevole

La ceramica aquesiana: testimone inconsapevole

La storia che ci racconta un pezzo di ceramica del 1500 può essere veramente interessante e può aprire a collegamenti del tutto insospettabili. Uno dei tanti frammenti rinvenuti nella P.zza Guarneri di Acquapendente porta su di sé alcune lettere e dei numeri che non riconducono alle solite e canoniche domande che si interrogano sul semmai ci fosse stata una fornace nei paraggi, cosa produceva, e quanto fosse importante. Piuttosto aiutano l’indagine su quella che è una delle costanti della storia: l’uomo e le sue abitudini.

In questo caso le lettere e i numeri sul cotto in foto rappresentano una pratica antica che affonda le sue radici nei secoli indietro, in una abitudine dell’uomo che porterà alla nascita della scrittura in prosa volgare.

Siamo nel XII secolo quando si inizia ad usare il volgare per brevi scritti di carattere pratico, senza alcuna intenzione artistica, e per un immediato consumo. Nelle città in cui l’economia si fa man mano più florida e l’attività commerciale è in fermento (si pensi alla Firenze del ‘200 come prodotto di questa tendenza vorticosa), ecco che si fa viva l’esigenza di registrare per iscritto conti o documenti di varia natura. Gli artigiani iniziano quindi a scrivere su qualunque cosa gli capiti attorno, degli appunti per non dimenticare importanti informazioni relative al lavoro, e lo fanno con quella lingua che gli viene così spontanea e che usano ne parlato comune: il volgare.

Questo fare semplice e comune porta ad una spaccatura culturale: prima di allora la scrittura era per lo più composta in latino ed era una pratica appannaggio degli studiosi, generalmente dei chierici, tra i pochi ad avere una istruzione. L’abitudine di alcune categorie di lavoratori a scrivere secondo l’idioma del proprio dialetto contribuirà alla diffusione della prosa volgare, e nasceranno scritture chiamate con il nome dell’ambiente di provenienza. Ecco così che nasce la Cancelleresca proveniente dalle cancellerie, la Mercantesca dal ceto mercantile, o la Notarile dall’uso dei notai.

Un esempio di testo ad uso pratico tra i più antichi è il Conto navale pisano, si tratta un resoconto di inizio 1200 che riguarda la spesa per l’allestimento di una nave.

Il nostro piccolo pezzetto di ceramica di certo non raggiunge l’importanza di aver generato qualche tipo di scrittura, e comunque sarebbe arrivato in netto ritardo con all’appuntamento con la storia. Ma ci offre la possibilità di vedere come una consuetudine importante abbia resistito nel tempo, di quanto la costante umana resti fedele a se stessa, oltre ad offrirci un’ulteriore testimonianza di una pratica diffusa che favorì il passaggio dal latino al volgare, scritto.