
24 Apr Le carceri dei vescovi
Per #LArteTiSomiglia di quest’oggi, un po’ di sana ironia: le carceri! E si, ragazzi, siamo tutti in ostaggio del Covid19, in casa da diverso tempo possiamo immaginare ora come non mai che significa essere privati della possibilità di uscire, della liberta. Ad ogni modo, e scherzi a parte, oggi affronteremo il tema delle carceri, quelle storiche del nostro palazzo, quelle vescovili. Scopriamole tutti insieme…
L’ingresso alle carceri è accessibile dal giardino interno. Un lungo corridoio collega tre piccoli vani: il primo, più grande, presenta alcuni graffiti che raffigurano per lo più volatili. Quasi sicuramente i carcerati disegnavano ciò che riuscivano a vedere dalla finestra, unica fonte di aria e luce. Un’altra particolarità è che, all’interno di questi disegni, sono incise una serie di barre che rappresentavano i giorni o le ore passati in cella, utili ai carcerati per non perdere la cognizione del tempo.
La seconda cella, anticamente senza finestre, era invece destinata ai condannati a morte, che solitamente avveniva un paio di giorni dopo la condanna. L’ultima cella è forse la più interessante: dai graffiti sulle pareti si è supposto che, con molta probabilità, ospitasse gli adulteri e gli eretici.