Le carceri vescovili

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Le carceri vescovili

L’ingresso alle carceri è accessibile dal giardino interno. Un lungo corridoio collega tre piccoli vani: il primo, più grande, presenta alcuni graffiti che raffigurano per lo più volatili. Quasi sicuramente i carcerati disegnavano ciò che riuscivano a vedere dalla finestra, unica fonte di aria e luce. 

Sono presenti anche le serie di barre che rappresentavano i giorni o le ore passati in cella, utili ai carcerati per non perdere la cognizione del tempo.

La seconda cella, anticamente senza finestre, era invece destinata ai condannati a morte, che solitamente avveniva un paio di giorni dopo la condanna.

L’ultima cella è forse la più interessante. Alcune frasi incise sono scritte in italiano corretto, cosa molto rara all’epoca poiché pochissime persone avevano l’opportunità di istruirsi, ciò ci induce a pensare che in questa cella, oltre agli adùlteri, erano ospitati anche gli eretici.

Dietro ogni graffito lasciato sulle pareti delle celle vi è una suggestiva storia, vi si legge pentimento, è tangibile l’angoscia dell’isolamento alle quali erano stati segregati, ogni graffito cela lo strazio dell’attesa di una sentenza che poteva anche essere mortale.