Madonna in adorazione del Bambino con San Giovannino

Madonna in adorazione del Bambino con San Giovannino

Maestro di Marradi (attribuito), Madonna in adorazione del bambino con San Giovannino, 1510 circa, tempera su tavola, 92 x 58 cm. Provenienza: Chiesa di San Francesco.

Il dipinto, che come visto negli inventari, viene quasi sempre assegnato al Perugino o alla sua scuola, ebbe alcune attribuzioni autorevoli fino a quella di Zeri del 1963 al Maestro di Marradi che incontrò il consenso della critica.

Il Maestro di Marradi, attivo tra la fine del XV secolo e il primo quarto del secolo successivo, prende il nome dalla cittadina in provincia di Firenze dove si conserva un nucleo significativo di sue opere, provenienti dalla Badia vallombrosana di Santa Reparata al Borgo, si forma molto probabilmente nella bottega del Ghirlandaio e mostra inflessioni umbre tanto da suggerire che a Firenze si fosse lasciato influenzare dal linguaggio di Pietro Perugino che proprio lì aveva aperto bottega  dal 1493  (Zeri 1963; Zeri 1971; Fahy 1976; Fahy 2020). Il pittore possiede un elegante linearismo di matrice botticelliana che si unisce a modalità espressive di tale equilibrio e misura da trovare eco nelle cinquecentesche opere di Fra Bartolomeo

L’Adorazione del bambino Gesù con San Giovannino, ora nel museo di Acquapendente, è un raffinato dipinto su tavola con la Vergine devotamente in preghiera davanti ad un paesaggio lacustre in una giornata dal cielo terso. Le figure in primo piano disegnate con un elegante linearismo occupano l’intera composizione: un vivace San Giovannino con la sua piccola croce col cartiglio «Ecce Agnus Dei» sostiene il capo del bambino, quasi a volerlo meglio mostrare allo sguardo dei devoti. Gesù bambino è nudo, disteso su un cuscino coperto di veli intessuti di fili d’oro e stringe l’uccellino che annuncia la futura passione. Il bel paesaggio è punteggiato di minuti dettagli che rimandano alla Natività, bacche rosse di corniolo spuntano dai cespugli, dagli alberi sul fondo e in primo piano dalle piantine più piccole. Come noto il corniolo fa riferimento all’albero che sarà usato per il legno della croce, tuttavia, tale è la centralità assegnata a questa bacca invernale che forse va considerata come una precisa richiesta della committenza. In assenza di notizie documentarie sulla commissione del dipinto, avvenuta probabilmente all’inizio del XVI secolo, si può solo evidenziare la singolare coincidenza che un quartiere dell’antica città di Acquapendente fosse detto il ‘Corniolo’.

Relativamente alla storia conservativa del dipinto nel 1954 nella scheda della mostra sulla pittura viterbese si fa riferimento ad un pessimo restauro eseguito in occasione della precedente mostra del 1907. Nel più recente intervento conservativo, eseguito nel 2001 da Mariano Marziali, è stato, infatti, rilevato che una pulitura non idonea aveva determinato la rimozione delle originali velature, alle quali si era cercato di riparare con ridipinture che avevano anche occultato particolari decorativa.

Bibliografia

Luisa Caporossi, in “I dipinti del Museo della città di Acquapendente”, a cura di Andrea Alessi e Luisa Caporossi, Antiquares 2021, pp. 22-23.24-25