
14 Dic Madonna col Bambino in trono tra cherubini
anonimo vicino a piermatteo d’amelia, Madonna col Bambino in trono tra cherubini, affresco staccato – Palazzo Vescovile (già in Ospedale)
L’affresco staccato raffigurante una Madonna in trono con Bambino tra cherubini, era anticamente collocato nell’ospedale aquesiano ed è di proprietà della Ausl di Viterbo. L’opera, si rifà a un modello scultoreo in stucco assai noto di Andrea Verrocchio (Madonna con bambino presso la Dibblee Collection di Oxford), trasposto in pittura da Piermatteo d’Amelia nell’esemplare che si trova allo Städelsches Kunstinstitut und Städtische Galerie di Francoforte (cfr. F. Zeri, Il Maestro dell’Annunciazione Gardner, in “Bollettino d’Arte. Ministero della Pubblica Istruzione”, 38, 1953, pp. 125-139; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 594) e nell’affresco conservato nella chiesa di Sant’Agostino a Narni (controfacciata a sinistra dell’ingresso) raffigurante la Madonna in trono tra i Santi Lucia e Apollonia – F. Zeri, Dall’Albornoz all’etá dei Borgia, questioni di cultura figurativa nell’Umbria meridionale, in “Atti del convegno di studi”, (Amelia 1987), a cura di F. Zeri e L. Dominici, Todi 1990 -. Proprio a quest’ultimo sembra essersi ispirato l’autore dell’affresco aquesiano, dipinto allo scadere del XV secolo o poco dopo. Si tratta, per Anna Cavallaro, consultata per l’occasione, “di un pittore noto di area viterbese, che merita certamente approfondimenti ulteriori”.
approfondimenti legati alla madonna in trono tra cherubini

UN SOLLECITO INTERVENTO DELLA SOPRINTENDENZA ALLE GALLERIE
Così veniva intitolato l’articolo uscito nel gennaio del 1964 su “LO SPERONE. Organo indipendente di idee e di battaglia. – Acquapendente (Tipografia La Commerciale; Direttore Responsabile Domenico Creti).
L’amministrazione dell’Ospedale, si è preoccupata di dare corso ai lavori di ripulitura generale che ormai si impongono assolutamente e di far restaurare l’affresco nell’ingresso dell’ospedale raffigurante “la Madonna in trono con bambino” – molto probabilmente S. Maria della Scala – di fine XV Secolo.
Chiesto l’intervento della Soprintendenza alle Gallerie , il prof Italo Faldi, ha prontamente inviato sul posto il prof Arnoldo Crucianelli , ed il pittore Nicola Berardi , perché si rendessero conto del lavoro da eseguire. In brevissimo tempo l’affresco, cadente, è stato consolidato, poi ritoccato convenientemente e rimesso al posto. Trattasi di un’opera di notevole valore artistico che non poteva essere trascurata.
Nel 2020 tale opera è stata nuovamente oggetto di restauro; il lavoro di pulitura è stato affidato alle sapienti mani di Mariano Marziali sotto la supervisione della Soprintendenza, e verrà degnamente esposta all’interno del Museo della città nella ex cappella del vescovo, assieme a dipinti di indiscusso valore artistico, come la cimasa della pala d’altare di Girolamo di Benvenuto di Giovanni del Guasta. L’opera è proprietà della Asl Viterbo ed è in custodia al Museo dal 2015, ma prima della mostra “I mai visti” nel 2017, non era mai stata esposta al museo. Nell’originaria collocazione, è stata posta una copia.

Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo
Particolare dell’affresco staccato della Madonna col Bambino in trono tra cherubini, opera esposta al Palazzo Vescovile, precedentemente collocato all’ingresso dell’Ospedale di Acquapendente. In questo dettaglio vediamo rappresentato lo scioglimento del cingolo annodato sui fianchi del Bambino, azione compiuta congiuntamente da madre e figlio.
Il gesto di Madre e Figlio sembra illustrare un passo del libro di Giobbe (12, vv.18-19) «scioglie la cintura dei re e cinge i loro fianchi con una corda», un passo così interpretato da Gregorio Magno nel commento al libro di Giobbe «si può dire che Iddio sciolga, ovvero guasti la cintura de i Re» lasciando che il peccato «prenda signoria», come si comprende dal riferimento alla corda così spiegato da Gregorio Magno «ora per la fune che intendiamo noi se non il peccato dell’uomo» (Gregorio Magno 1721, p. 195). Nel dipinto aquesiano il gesto di sciogliere il “cingolo” potrebbe voler mostrare come sul corpo di Cristo si raccolga il peccato dell’umanità che sarà poi redenta con la morte in croce.

Ripartono i restauri al Museo della città
Ripartono i restauri con uno dei pezzi più pregevoli della nostra collezione di arte antica: la sacra Maestà col Bambino e Cherubini di ambito di Piermatteo d’Amelia, databile ai primi anni del XVI secolo.
L’opera precedentemente collocata presso l’ospedale di Acquapendente, faceva anticamente parte di un più grande affresco staccato e rimontato su telaio nei primi del XX secolo. Poco si conosce dell’antica collocazione dell’opera. In questa immagine, si vedono le prime fasi della pulitura della pellicola pittorica, oscurata da patine e depositi di polvere. Il lavoro di pulitura è stato affidato alle sapienti mani di Mariano Marziali sotto la supervisione della Soprintendenza.